Un Atelier a regola d’arte
E’ dalla lontana Tunisia, ancora possedimento francese negli anni ’40, che ha inizio la storia della singolare esplorazione di pochi giorni fa.
Monsieur T., luogotenente, dopo vari anni di arruolamento, decise di trasferirsi in Italia per cambiare vita insieme alla sua giovane e capricciosa moglie, amante della moda. Mentre Monsieur cercava in tutti i modi di lavorare e fornire alla consorte una vita adeguata alle sue aspettative, la cara mogliettina spendeva il suo stipendio e ben oltre in abiti firmati per essere sempre di tendenza, del resto si sa i francesi sono sempre stati precursori e innovatori e, la moda è stata e sempre sarà, un elemento importante nel panorama economico e culturale.
Acquistata una bella casa in campagna, finemente arredata e affrescata, i risparmi e l’indennizzo per aver riportato ferite in guerra erano terminati, a quel punto anche madame avrebbe dovuto iniziare a lavorare per andare avanti.
Ma era impensabile che una donna di classe, raffinata e ammirata da tutte le signore del piccolo paese in cui vivevano, potesse intraprendere una dura attività lavorativa.
Il salone, nel frattempo, con tutti i suoi ingenti acquisti assomigliava sempre di più, a un piccolo atelier, tant’è che un giorno alcune dame le chiesero se i suoi vestiti fossero in vendita.
Bastò poco a Madame, intelligente e intraprendente, pensare a un modo per essere felice e soddisfatta e iniziare a guadagnare; iniziò così ad acquistare abiti di poco conto che con qualche piccola modifica della sua valida sarta potessero sembrare dei veri e propri capi firmati.
Fu quello l’inizio del suo “lavoro”, una vera e propria ossessione andata avanti per circa trent’anni con guadagni altissimi che non bastavano comunque a coprire i suoi debiti dovuti alle pazze spese.
Nel frattempo suo marito, anziano e stanco, si lasciò morire pervaso dai sensi di colpa, di non essere riuscito a guarire sua moglie dalla sua malattia convulsiva di acquistare.
Aveva creato in casa una vera e propria boutique di capi di abbigliamento “autenticamente falsati”, lì riceveva le clienti che, comodamente, potevano comprare capi di noti marchi a buon prezzo.
Denunciata e arrestata ha finito la sua triste vita, una ventina di anni fa, nel freddo carcere di una città vicina con indosso non uno dei suoi abiti sontuosi, bensì un povero abbigliamento da detenuta.
La villa, sequestrata, è attualmente in vendita e all’interno cela ancora, a distanza di molti anni, un piccolo tesoro falsario.